Singapore: la fine del viaggio

Sembra l’altro ieri che pensavo tutto impaurito a questo viaggio, eppure sono già passati due mesi. Il contratto di lavoro è scaduto, il visto pure, è ora di salutare e ripartire.

È difficile dar voce ai sentimenti che si provano per questo rientro: di sicuro c’è la mancanza di casa e soprattutto delle persone che ho lasciato in Italia.
Ma alla fine la mia casa è stata questa negli gli ultimi due mesi: ho scoperto nuovi piatti, un clima veramente torrido, ho trovato colleghi simpatici ed un ufficio che, ammetto, mi piace di più del mio di Varese.

Inoltre l’impatto con una università veramente grande tende a stordire: a differenza delle università italiane, più o meno ovunque nel resto del mondo, le università hanno un campus che è sostanzialmente una città per gli studenti.

La Nanyang Technological University, compresa di campus, è lunga 1 chilometro e mezzo circa, ha 4 linee di autobus per il servizio interno, almeno una dozzina di self service dove mangiare più qualche fast food e una manciata di negozi interni.

Le strutture sono nuove e ben tenute, gli edifici hanno forme creative ed originali e gli spazi per gli studenti sono ben più organizzati di semplici aule con tavoloni: ci sono oltre che alle classiche zone studio anche zone relax con tanto di televisione, biliardo, giochi da tavola e console varie.

Università e lavoro a parte è stato bello anche scoprire nuovi posti e nuove culture. Anche abituarsi a mangiare con le bacchette ha il suo fascino.

Forse questi due mesi sono stati proprio troppo veloci, avevo giusto imparando da poco le fermate principali della metropolitana e a muovermi senza cartina nel centro città. Pian piano lo sguardo spaesato da turista lasciava il posto a quello sicuro di chi si muove a proprio agio.

Però è arrivato il momento del rientro e sono certo che, salendo sull’aereo, lascerò alle mie spalle un pezzetto del mio cuore.

«Ma piangerai!» disse il piccolo principe.
«È certo», disse la volpe.
«Ma allora che ci guadagni?»
«Ci guadagno», disse la volpe, «il colore del grano»

… grazie Singapore per avermi addomesticato.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.