— Perché continui a raccontarmi quello che ti succede? Perchè senti questo irrefrenabile bisogno di comunicarmi sempre tutto quello che hai passato?
— Perché se non ne parlo con qualcuno, non posso rivivere determinate esperienze e quindi mi sembra di non averle mai vissute… 1
Esatto: il tempo passa, i ricordi si annebbiano e la routine prende il sopravvento. Bisogna quindi trovare il modo di far rivivere i ricordi e non c’è modo migliore che raccontarli.
Di tutte le cose che non ho scritto durante la mia permanenza in Singapore, una in particolare voglio raccontare: la fauna. Da un lato perché avendo già parlato della flora questo ne è il giusto completamento; dall’altro perché è interessante raccontare gli strani incontri che si possono fare semplicemente passeggiando per un parco pubblico (che non sia uno zoo, altrimenti non vale).
Il primo impatto che ho avuto è stato con i varani: passeggiando il primo giorno in un parco ne ho visto uno tranquillo in mezzo all’erba a prendere il sole. All’aspetto appaiono come lucertole, il problema è che possono raggiungere dimensioni decisamente notevoli. Il più grande che ho visto era disteso su una passerella in legno e la occupava tutta la sua larghezza, quindi ad occhio direi che poteva essere lungo un metro abbondante. Purtroppo quello non sono riuscito a fotografarlo, d’altro canto sono stato felice che si sia spostato di fretta lasciandomi libero il passaggio, soprattutto perché quel giorno pioveva. Sono riuscito a fare la foto solo ad un varano piccolino, una trentina di centimetri ad occhio.
Anche le lucertole abbondano in dimensioni che, pur senza arrivare ad essere paragonabili ai varani, sono comunque decisamente notevoli. Ce ne sono di diverse varietà, non sono nemmeno sicuro che si possano classificare tutte come lucertole, ma non conoscendo nomi più appropriati mi accontento di questo. In linea di massima oltre che essere più lunghe delle nostre sono anche più robuste: il corpo è più tondeggiante e hanno una forma meno appiattita a terra.
Sempre rimanendo su animali simili a lucertole, è impossibile non citare i gechi. Animali piatti, così chiari da essere quasi trasparenti si possono trovare attaccati al muro appena si fa sera. Le loro particolari zampe gli danno la capacità di muoversi agilmente su pareti verticali e addirittura sui soffitti, nonché di aggrapparsi al muro anche durante una caduta libera. Si intrufolano in casa con molta semplicità, fortunatamente ho scoperto che non sono difficili da catturare. Mangiano insetti, e questo me li rende simpatici, sporcano in giro e questo li rende decisamente meno simpatici. Comunque visto che erano odiati dagli amici che mi ospitavano erano cacciati a vista.
Un discorso a parte va fatto sulle formiche, ne ho viste di due tipi: formato mini e formato XXL. Quelle da casa, per intendersi quelle che arrivano alla prima briciola non scopata via, sono così piccole che si vedono a fatica le zampe. Ci si accorge di loro solo perché si notano piccoli puntini neri che si muovo sul tavolo o sulle pareti. Queste non ho nemmeno provato a fotografarle, sarebbe stato inutile. Mentre uscendo nei parchi si trovano facilmente le classiche formiche ma in versione decisamente più grande. Manca (o non ho avuto modo di vedere) la via di mezzo.
Ma la parte più interessante sono i parchi e più precisamente le riserve naturali. A differenza di quello che si possa pensare, Singapore è una città molto verde: in città si trovano più o meno ovunque parchi, intesi come zone verdi con alberi d’alto fusto, prati ed aiuole, dove potere passeggiare e prendesi una pausa dalla ressa e dal rumore della metropoli. C’è addirittura un parco che collega tutti gli altri parchi.
Mentre, nella zona centrale dell’isola ci sono le riserve naturali: grandi zone boschive attorno a dei laghetti (usati come riserve idriche) lasciate libere di crescere. Queste riserve presentano dei camminamenti al loro interno e dei giardini più turistici agli ingressi. È proprio in questi posti dove si possono trovare gli animali più strani.
Le scimmie invece gli animali più caratteristici: se ne possono trovare in abbondanza e si spingono spesso ad avvicinarsi all’uomo quel tanto da saccheggiare i cassonetti della spazzatura e da meritarsi dei cartelli che mettono in guardia sul pericolo di dargli del cibo.
Piccoline, alte una trentina di centimetri, è bello vederle quando giocano tra di loro ai margini della foresta o sugli alberi. Ammetto che invece durante il mio secondo incontro mi hanno intimorito un po’ di più, non tanto perché avessero fatto qualcosa di particolare, ma per la situazione in sé: mi trovavo su una passerella in legno a visitare una di queste riserve, da un lato il lago mentre dall’altro la classica foresta equatoriale che si vede nei film e davanti a me un bel gruppo di scimmiette, più o meno una decina, a bloccarmi la strada. Ricordando i dentini aguzzi che hanno equipaggiato, e vedendo che arrivavano delle persone dall’altro lato, ho preferito aspettare prima di proseguire la passeggiata. Quando poi ho visto i locali semplicemente ci passavano in mezzo o facevano rumore per farle spostare mi sono avventurato più vicino per scattare alcune foto, ed ho avuto la fortuna di trovarne una con un cucciolo attaccato sulla pancia.
Uno degli animali più strani che ho incrociato in queste riserve è però il lemure volante, un mammifero planatore rannicchiato così bene in alto sul tronco di un albero da essere scambiato per una semplice protuberanza di legno. E di fatti in due su tre lo avevamo considerato tale. Solo dopo avere rivisto la foto ingrandita al massimo abbiamo notato gli occhi e le zampe anteriori ed abbiamo quindi concordato tutti che fosse un animale.
Un incontro che invece mi ha lasciato perplesso è stato con un serpentello tutto colorato. Mentre io passavo tranquillamente sulla passerella in legno lui strisciava immediatamente sotto mostrando bene il suo corpo blu brillante e la sua testa rossa accesa. Ovviamente la prima cosa che ho pensato è stata “fortuna che si sta allontanando da me”, mentre la seconda “se non ricordo male le lezioni di biologia gli animali più sono colorati e più sono velenosi”. Facendo poi una analisi molto grezza, partendo da wikipedia, sono giunto alla conclusione che poteva essere un Pink-headed Reed o un Blue Malayan Coral: che entrambi vivono in quelle zone e sono simili tra di loro, se non fosse che, mentre il primo non è velenoso, il secondo è letale. Che dire, un buon esempio di mimetismo batesiano.
Molto bella da visitare è Pulau Ubin, una piccola isola che è rimasta come ferma agli anni ’60. Al molo si possono noleggiare biciclette per fare il giro turistico, il resto che si trova sono per lo più boschi, baracche di pescatori, panorami suggestivi ed animali.
Il primo incontro fatto in questo posto è stato con una famigliola di cinghiali, che è arrivata noncurante del trambusto generato tra i turisti in un parcheggio di biciclette. Sono cinghiali più piccoli e più snelli rispetto a quelli che si possono trovare nell’Italia settentrionale e non hanno i grossi denti caratteristici, ma da quel che ho letto si chiamano comunque cinghiali.
Il più piccolo tra i cuccioli sarà stato alto meno di una ventina di centimetri e mi è passato a un metro circa di distanza, io intanto che li fotografavo speravo che non si avvicinasse abbastanza da fare preoccupare i genitori. Ma visto la tranquillità che hanno mostrato devono essere abituati ai turisti, di fatti dopo avere fatto un po’ di passerella sono tornati tranquillamente nel bosco.
L’altro simpatico incontro avuto sull’isola è stato col granchio violinista, un piccolo granchio che si distingue per avere una grossa chela. Stavo passeggiando su una passerella qualche metro sopra sulla spiaggia quando mi rendo conto che il terreno sotto di me si muove! Guardando più attentamente mi accorgo che non è il terreno a muoversi, ma tanti piccoli animaletti che brulicano in tutte le direzioni. Con l’aiuto dello zoom della macchina fotografica sono riuscito a riconoscere bene i granchietti in questione.
Che altro dire, credo che questo sarà il mio ultimo articolo riguardo Singapore. Non perché non ci sia altro da dire, ma perché a due mesi dal rientro sento di voler concludere questo ciclo di memorie. Se ne scriverò ancora vorrei che fosse legato a nuove esperienze, in modo da poterne parlare ancora con l’entusiasmo di una novità e non con la nostalgia di un ricordo.
Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono. E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrazione. Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto: “Non c’è altro da vedere”, sapeva che non era vero. Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l’ombra che non c’era. Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre. Il viaggiatore ritorna subito.
— José Saramago
Note:
- Purtroppo non riesco a risalire alla fonte di questa citazione. Pare che né libri né film né canzoni contengano questa bella frase. L’unico nome che ricorreva durante la mia ricerca è Giuliana Callieco ma, non avendo trovato pagine ufficiali di questa persona, non posso essere sicuro della reale attribuzione. ↩