E semm partii

È arrivato il momento, proprio ora mi sto imbarcando per Singapore e sento che la canzone dei Van De Sfroos riassuma esattamente quello che mi sento. Ovviamente i tempi sono cambiati: non sto partendo in nave ma in aereo e non è l’America la destinazione. Però l’idea di fondo è la stessa: qua da noi il futuro è grigio, proviamo quindi ad andare all’altro capo del mondo.

Cosa mi spinge a fare questa esperienza? Tante cose: sicuramente voglio migliorare il mio inglese; voglio fare un’esperienza di lavoro all’estero di un certo peso; voglio inoltre provare a lasciarmi un po’ di problemi alle spalle, sperando di riuscire a recuperare un po’ di quell’equilibrio che ormai ho perso da troppo tempo. Infine la vedo come una sfida: voglio capire quanto sia capace di stravolgere le mie abitudini, adattarmi ad altri ritmi e vivere in una cultura diversa da quella in cui sono nato.

È quindi tutto bello? No, purtroppo, sicuramente no. Ci sono tante cose che mi spaventano di questo viaggio: ho paura di accorgermi di non essere in grado di comunicare; ho paura di rendermi conto che il lavoro da ricercatore non faccia per me; ho paura di non riuscire ad abituarmi ad uno stile di vita così diverso; infine, quella più grande, ho paura di non trovare motivi che mi spingeranno a tornare indietro.

Chiudo parafrasando un pezzo della canzone in testa

E siamo partiti e siamo partiti,
come uno sputo contro la bufera
se ce la faccio cambio la mia vita,
se non affondo è già qualcosa.

Speriamo di non affondare…

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