Questa mattina, avendo problemi con l’auto, mi sono dovuto recare al lavoro in pullman. Durante questo viaggio sono sorte varie riflessioni che mi sento di rendere pubbliche.
Archivio di categoria: Pensieri
Quanto possono durare tre giorni?
Capita di essere stanchi, così stanchi da non volere sentire più nessuna ragione, perché semplicemente si è parlato già troppo e si sono finite le parole per ribattere.
In quei momenti solitamente ascolto musica, possibilmente a tutto volume, perché voglio solo che ci sia qualcosa che possa zittire i miei pensieri che nonostante tutto si ostinano a turbinare nella mia mente.
Voglia di foto
È da un po’ che ho una strana e persistente voglia di scattare foto. Rimane molto difficile da placare perché non si appaga prendendo la macchina fotografica e scattando a caso fuori dalla finestra; nemmeno le foto fatte durante un’escursione in montagna con gli amici sono riuscite a farla tacere.
La tana del lupo
Sabato scorso ho fatto una visita alla mia vecchia scuola, volevo salutare un po’ di persone. È stato strano, ma per spiegare meglio il turbinio di emozioni che avevo in testa serve una premessa.
Ho passato in quella scuola i cinque anni delle superiori e da quella esperienza sono felicemente uscito dieci anni fa. Sei anni dopo invece ci sono rientrato come insegnante, cercavano con urgenza un supplente di informatica e gli era capitato sotto mano il mio nominativo. Questa avventura è durata, purtroppo, solo quattro mesi.
È stato strano rientrare in quella scuola come insegnante, trovarsi nello stesso edificio e con le stesse persone, ma dall’altro lato della cattedra. È stato difficile abituarsi all’idea che i vecchi professori fossero improvvisamente diventati nuovi colleghi, e di conseguenza passare da un reverenziale lei ad un colloquiale tu; fortunatamente con tutti coloro che erano rimasti avevo un buon rapporto, che di conseguenza è solo migliorato. Nel complesso insegnare è stata un’esperienza fantastica che ricordo volentieri.
O forse no…
Col tempo si dimentica perfino la paura di calpestare le righe tra le piastrelle.
— David Grossman