Langkawi è una piccola isola a nord della Malesia, il fatto di distare solo un’ora e mezza di volo da Singapore, di non avere bisogno di chiedere visti per soggiorni minori di tre mesi e di avere una bella offerta per il volo (andata e ritorno al prezzo della sola andata), mi ha fatto optare per farci una visita. Ma procediamo con ordine.
Impressioni a caldo
Iniziamo col dire che è molto piccola: larga una ventina di chilometri ha praticamente solo una città, un porto, un aeroporto, una manciata di villaggi e tanti alberghi per tutte le tasche.
L’impressione che mi ha dato è di essere una piccola isola ancora molto rurale che ha scoperto da poco che ospitare turisti è più redditizio e comodo che coltivare riso. Ma nonostante questa giovinezza, direi che l’organizzazione turistica è buona.
Cosa visitare
La lista di attrazioni turistiche è abbastanza scarna. Cercando su internet si possono trovare molte informazioni ma per lo più incomplete o non più aggiornate, da qui nasce la mia impressione che stiano ancora formando l’industria del turismo aggiungendo nuove attrazioni e smantellando quelle non ricettive.
L’attrazione principale comunque è il mare; si capisce chiaramente svogliando la guida che mi hanno dato in albergo, dove si trovano elencate 10 attrazioni turistiche, 9 spiagge ed 11 giri turistici in barca. La seconda cosa più interessante sono gli aspetti naturalistici dell’isola. Solo alla fine si trovano attrazioni “artificiali”.
Oriental village e Cable car
Descritto da alcune guide come un tipico villaggio a tema asiatico, l’Oriental Village mi ha dato più l’impressione di essere un ammasso di mercatini per vendere souvenir ai turisti. La cosa migliore da fare in questo posto è una passeggiata veloce per arrivare alla funivia (cable car) che al prezzo di 30 ringgit (poco meno di 7 €) porta in cima ad una piccola montagna per ammirare un panorama spettacolare.
È anche presente un ponte sospeso (sky bridge) su una piccola vallata; purtroppo era chiuso per manutenzione, quindi non ho potuto farci una passeggiata. Comunque, la vista che si può ammirare al punto di arrivo ed a quello intermedio della funivia, vale la pena della visita.
Black sand beach (Pantai Pasir Hitam)
Come si può intuire dal nome, Black Sand beach è una spiaggia dove la sabbia ha un tipico colore nero causato da depositi ferrosi (del tutto naturali). Si trova a nord dell’isola, è bella da vedere ma poco adatta per chi voglia fare classica vita da mare: la spiaggia è abbastanza piccolina ed il mare pare andare a fondo molto lentamente. Inoltre non sono presenti attrezzature di alcun tipo.
Pantai Cenang beach e Pantai Tengah beach
Pantai Cenang è il posto più turistico dell’isola: sulla strada che corre lungo la costa a sud ovest (poco sotto l’aeroporto) si possono trovare tanti alberghi con spiagge attrezzate annesse, ristoranti e negozi. Volendo fare un buon pasto a base di pesce è forse il posto migliore dove cercare: una cena completa, anche se non esagerata, che comprenda gamberoni, granchio, o addirittura aragosta, si può fare per circa 15 – 20 € a testa. La cucina che si trova è un po’ un mix tra tailandese, cinese e malese. Ho visto anche qualche pizzeria e qualche ristorante italiano, dall’aspetto alcune volte abbastanza autentico, che però ho preferito non provare perché potendo pagare un piatto di gamberoni quanto una pizza, la scelta del primo mi pare decisamente più sensata.
Poco più a sud invece si arriva a Pantai Tengah, che è proprio sul lembo estremo di terra a sud ovest. Il posto è più tranquillo rispetto alla spiaggia precedente, con meno ristoranti e più alberghi di lusso. Si riesce comunque a trovare qualche accesso a spiagge libere che sono buone per gustarsi un po’ più di tranquillità, un buon tramonto o un bel cielo stellato lontano dalle luci più forti.
Snorkeling
Questa è l’unica attività da non mancare quando si visitano posti del genere. Per poterla fare in tranquillità è bene affidarsi a qualche agenzia, cosa che può essere senza problemi fatta sul posto; chiedendo semplicemente in albergo, ho comprato per il giorno successivo un pacchetto turistico scontato al prezzo di 90 ringgit (20 € circa) che comprendeva: prelievo in autobus di fronte all’albergo, viaggio di un’ora e mezza in battello per raggiungere l’isola, noleggio dell’attrezzatura, pranzo ed infine rientro in albergo nel tardo pomeriggio.
L’attività si è svolta sull’isola Payar, che essendo un parco naturale ha delle regole abbastanza stringesti riguardo a cosa si possa fare. Quindi è importante sapere che, a parte qualche tavolino e un paio di attracchi per le barche, non ci sono infrastrutture. Si può solo trovare qualche malandato bagno senza nemmeno l’acqua corrente. C’è da dire che il pranzo è stato abbondante, ma l’impossibilità di farsi una doccia giusto per togliersi un po’ il sale di dosso si è stata fastidiosa.
Indispensabile da portare sono, ovviamente, asciugamano e costume da bagno; opzionale ma che mi sento di suggerire una bottiglia di acqua per darsi una rinfrescata alla fine. La macchina fotografica ha senso solo se subacquea (motivo per cui non ho che due foto fatte col cellulare sul molo). È importante avere una buona crema solare: nonostante avessi messo un fattore 50 ed il cielo fosse nuvoloso sono comunque riuscito a scottarmi le spalle. Per il resto l’attività si svolge in maniera semplice: all’attracco del battello viene consegnata una pettorina di salvataggio (così anche chi come me non sa nuotare può muoversi liberamente sulla superficie dell’acqua) e la classica maschera col boccaglio. Un veloce transito su una piccola barca per raggiungere la spiaggia e poi dentro nel mare. Le uniche raccomandazioni sono di non non importunare i pesci e non uscire dal recinto di galleggianti; ma non ce n’è bisogno: appena allontanati dalla riva si possono iniziare a vedere una marea di pesci, alcuni molto colorati e strani; ho intravisto pure uno squaletto.
Gunung Raya
Con i suoi 881 metri sul livello del mare, Gunung Raya è la montagna più alta dell’isola. È presente sulla sua sommità una torre panoramica dove, secondo le guide, si può vedere tutta l’isola. Purtroppo ci sono arrivato in una mattinata nuvolosa, la visibilità era talmente ridotta che ho preferito risparmiare i pochi soldi per l’accesso alla torre ed andare direttamente alla meta successiva.
Mardi Agro Park
Il Mardi Agro Park è un frutteto e centro di ricerca statale, che apre le porte ai turisti. Con un biglietto di ingresso di 20 ringgit (5 € scarsi) si può fare una visita guidata tra le coltivazioni, con incluso un assaggio di frutta tropicale. Il personale è cordiale e crea l’occasione per fare tante divertenti foto ricordo.
Kompleks Kraf
Descritto sulla guida come un “museo interattivo delle arti e di manualità”, il Kompleks Kraf è in realtà più simile ad un grosso centro per la vendita di souvenir alla quale è dedicata più di metà dell’esposizione.
Di ciò che non è vendita segnalo il piccolo museo dei matrimoni, dove è possibile ammirare vestiti tipici di varie culture asiatiche, ed il laboratorio per dipingere la tela dove si possono ammirare tessuti dipinti a mano raffiguranti per lo più paesaggi dai colori sgargianti. L’ala del museo riservata alla cultura locale era chiusa, non so per quale motivo. Spero di avere avuto io la sfortuna di capitare in un momento “morto”, altrimenti il complesso è decisamente deludente.
Eagle Square
Visitare questa piazza ha senso più per il valore simbolico che per altro: Eagle Square è la piazza principale nella città più grande presente sull’isola, immediatamente a fianco del porto. La caratteristica è il grosso monumento a forma di aquila, che è il simbolo dell’isola stessa.
Bellezze locali
Ovviamente un giro per le strade interne merita di essere fatto, un po’ per vedere questi paesaggi semi rurali ed un po’ per ammirare la fauna locale che si può avere la fortuna di incontrare.
Riguardo ai paesaggi rurali devo dire che ho trovato tipiche le case: piccole, per lo più in legno e lamiera e dall’aspetto molto vissuto ma quasi tutte con antenne satellitari. Si possono vedere ai bordi delle strade mucche che pascolano, o polli che becchettano.
Riguardo la fauna locale in senso più stretto ho avuto la fortuna di vedere un branco di scimmiette ai bordi di un bosco, un pigro varano che era indeciso se attraversare la strada ed un uccello, che presumo fosse un tucano, appollaiato su un albero. Molto bello vedere anche una marea di piccoli granchi che corrono sulla spiaggia verso il tramonto; perfettamente mimetizzati fa un effetto strano vedere quelli che, al primo colpo d’occhio, sembrano solo frammenti di sabbia muoversi così velocemente in assenza di vento.
Altre cose da vedere
Per quanto l’isola sia piccola, un solo fine settimana è troppo corto per potere vedere tutto. Tra le cose che ho perso ma che credo potessero essere interessanti da vedere riporto:
- Underwater world: un acquario, le dimensioni sembrano abbastanza modeste ma vedere un po’ di fauna marina fa sempre piacere;
- Wildlife park: uno zoo che presumo principalmente di fauna locale. Secondo quanto riportato dalla guida la parte migliore è la possibilità di dar da mangiare agli animali;
- Laman Padi: è un museo del riso, non so di preciso cosa possa esserci e forse è per questo che mi incuriosisce;
- Tanjung Rhu: è una spiaggia nel punto più estremo a nord est. La spiaggia è privata di un resort, ma al momento l’accesso è ancora gratuito anche se controllato. Sono riuscito a farci una visita fugace e direi che merita più tempo se non altro per potere fare un giro in barca tra le isolette che si trovano immediatamente di fronte alla spiaggia o nella laguna alle spalle.
Come muoversi
Questo è il punto che può creare qualche problema: sull’isola non sono presenti trasporti pubblici. Le guide consigliano di muoversi in taxi oppure noleggiare un’auto o uno scooter. Io aggiungerei che per brevi soggiorni ci si può anche affidare a qualche agenzia per dei tour guidati (ovviamente perdendo un po’ di indipendenza).
Per potere avere la maggiore libertà di movimento possibile io ho optato per il noleggio dell’auto. Il costo ad occhio viene un po’ più alto che muoversi in taxi, ma al di fuori delle zone più turistiche trovare un taxi non sembrava semplice, quindi direi che ne è valsa la pena.
Il primo dubbio era se fosse possibile guidare con una normale patente italiana. Cercando su internet si trovano risposte contrastanti e nessuna fonte ufficiale a cui affidarsi. La risposta più ufficiale che ho avuto è stata chiamando il consolato malese in Italia, che ha fornito un numero di telefono dell’agenzia per il turismo malese, la quale mi ha detto che per guidare serve avere la patente internazionale (che non è altro che una traduzione ufficiale) e che si sarebbe potuto fare un certificato sostitutivo direttamente all’auto noleggio per un (non meglio precisato) piccolo sovrapprezzo. In realtà, quando ho mostrato la patente all’auto noleggio chiedendo informazioni la risposta è stata semplice: “è valida, se qualcuno chiedesse i documenti mostra patente e passaporto e sei a posto”. L’impressione che ho avuto è che per agevolare il turismo si chiuda un po’ un occhio sulle formalità.
Il secondo problema è stato abituarsi a guidare sul lato sinistro della strada. Ammetto che pensavo fosse più complicato, in realtà i problemi più grandi si hanno solo quando si esce dai parcheggi, perché solitamente si è su stradine strette dove viene normale spostarsi verso il lato “sbagliato”. Sulla guida normale non ci sono grosse difficoltà.
Muoversi sull’isola è generalmente facile: ci sono poche strade ed i cartelli sono abbastanza bene segnalati. In realtà, per semplice comodità, mi sono affidato più spesso al GPS del cellulare.
L’auto noleggiata invece era strana: di una marca sconosciuta in Europa, era una via di mezzo tra una macchina nuova ed una di una trentina d’anni. Di dimensione ridotta, stile city car, con finestrini a manovella e 5 porte senza apertura centralizzata ma aria condizionata ed autoradio. Il noleggio era di 80 ringgit al giorno (18 € circa), mentre il costo della benzina è irrisorio: 1,9 ringgit al litro (43 centesimi di euro al litro). La cosa che mi ha lasciato più stranito dell’auto non è stato tanto vedere il volante a destra (che mi aspettavo), ma osservare i comandi sulla plancia dove la regolazione dell’areazione interna prevede di potere scegliere tra freddo e più freddo; in queste zone non è nemmeno prevista la possibilità di volere immettere aria calda nell’abitacolo.
Conclusioni
Langkawi è un bel posto da visitare, e lo vedo principalmente due diverse e totalmente opposte categorie di turisti: il turista da mordi e fuggi (come sono stato io) che arriva, vede quanto più possibile in pochi giorni e poi se ne va via; oppure il turista da mare, alla ricerca di un bell’albergo tutto incluso dove rilassarsi, mangiare buon pesce e godersi la vita da spiaggia su un mare decisamente meritevole.