Questo lunedì, cambiando distrattamente canale alla TV, mi sono imbattuto nell’intervento di Massimo Gramellini a Che tempo che fa. Un intervento che ho trovato illuminante e che non mi sento di commentare oltre perché lo trovo già abbastanza eloquente.
Mi limito quindi a riportare qua il video dell’intervento e la sua trascrizione, in modo da facilitarne la ricerca e l’indicizzazione.
Un amico mi ha raccontato che qualche tempo fa, dopo la morte del nonno, ha dovuto liberare la cantina del suo appartamento. Fra le tante cose che ha trovato c’era uno scatolone, pensate, pieno zeppo di lampadine fulminate accompagnato da un biglietto ormai ingiallito e scritto a mano dal nonno: “Casomai in futuro inventassero un modo per ripararle”.
È proprio vero che dietro a certi aneddoti affiora un modo. Che pare di vederlo questo signore di un’altra epoca mentre accatasta degli oggetti inutilizzabili in un angolo della sua cantina, con la speranza segreta che un giorno potranno servire ancora; se non più a lui a qualcun altro, qualcuno della sua famiglia.
Ecco, qualcuno interpreterà il gesto di questo nonno come un rifiuto del consumismo, qualcun altro come un afflato, come un sussulto di tirchieria.
Io invece ci sento soprattutto la fiducia nel futuro, quella che abbiamo perso. È proprio lei quella che ci sorride nostalgica da questo quadretto del passato, e da questi quadretti che sono tanti, che forse contengono una risposta possibile alle angosce del presente.
Ecco, l’Italia è uscita dalle macerie di una guerra mondiale grazie a persone che ragionavano così: statisti che inseguivano gli obiettivi e non i sondaggi; imprenditori che rinunciavano agli utili per trasformali in investimenti; banchieri che prestavano denaro a chiunque aveva un’idea nuova e gli davano il tempo di realizzarla senza passare subito all’incasso; famiglie che risparmiavano sui cappotti dei figli ma non sui loro studi; milioni e milioni di appassionati della vita che riuscivano a coniugare i verbi al futuro, pur sapendo che non ne avrebbero goduto i frutti di quel futuro ma li avrebbero solo propiziati.
Ecco, a chi come noi sta seduto su nuove macerie e si chiede da dove ripartire, mi verrebbe da indicare quello scatolone di lampadine bruciate.
–Massimo Gramellini