Mi piacciono le strisce a fumetti, perché spesso riescono a raccontare grandi verità in un modo molto scherzoso. È vero: guardare un paesaggio che scorre dietro ad un finestrino è un buon modo per pensare; soprattutto quando il paesaggio che scorre è totalmente estraneo.
E così oggi, nel viaggio verso il lavoro, mi sono ritrovato a pensare a tutto ed a nulla di preciso. Ho pensato a quanto il tempo stia scorrendo velocemente, al lavoro, ai problemi vari, al futuro, agli amici, alle persone che sono entrate nella mia vita, a quelle che ne sono uscite ma anche al come ed al perché ne siano uscite. Ma nei pensieri si sa che si divaga, soprattutto se sono malinconici. Quindi mi sono trovato a pensare alle stelle.
Ammetto che per questo viaggio sono partito senza essermi fatto una seria documentazione su Singapore, contavo sul fatto di avere due amici a cui potere chiedere dritte per i primi giorni e sul fatto che la lunga permanenza mi avrebbe permesso di scoprire pian piano i posti da visitare. Ma una cosa sapevo di voler vedere e non pensavo fosse così difficile: volevo vedere un cielo stellato.
I motivi sono molti, quello più prettamente turistico è che qua il cielo dovrebbe essere diverso dal nostro, anche se di poco: è pur sempre cielo boreale, ma essendo così vicino all’equatore si dovrebbe riuscire a sbirciare un po’ di quello australe e, una volta trovata, si dovrebbe vedere la stella polare veramente bassa all’orizzonte.
Il motivo più emotivo è invece che il cielo stellato ha sempre suscitato un grande fascino su di me: mi ha dato felicità nelle chiusure delle belle giornate e conforto nelle chiusure di quelle tristi. Non riesco a dare spiegazioni più precise, forse il tutto nasce dai sogni di bambino di diventare astronauta o forse più semplicemente dal mistero che cela.
Sta di fatto che ormai sono qua da più di due settimane e non sono ancora riuscito a vedere un cielo stellato. Non che non ci abbia provato, è solo che è molto difficile vedere le stelle quando l’inquinamento luminoso è altissimo, si è accerchiati da palazzi che superano tranquillamente i dieci piani e per completare il tutto il cielo è quasi sempre coperto da uno strato di nuvole.
Quindi stasera mi sono trovato a passeggiare in un parco, aspettando che venisse abbastanza buio per fare l’ennesima prova pur sapendo che le speranze sarebbero state minime a causa di troppi lampioni e troppe nuvole. E di fatti così è stato: ormai il sole è tramontato da un’ora e mezza e di stelle neanche l’ombra. Le uniche cose che brillano in cielo sono quattro aquiloni tutti illuminati a led; belli si, ma non sono la stessa cosa.
Che dire, riproverò nei prossimi giorni: curerò le serate con il cielo terso e nel frattempo cercherò parchi lontani dal centro e con poche luci. Alla fine, tra le tante cose, forse il bello delle stelle è proprio questo: nonostante possa non vederle puoi sempre contare sul fatto che comunque ci siano.
Perchè scomodare le parche?
Re Davide scriveva “Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissate, che cosa è l’uomo perche te ne ricordi e il figlio dell’uomo perchè te ne curi?”
La mano di chi ha plasmato le stelle ci sorregge nel nostro cammino.
Semplicemente perché non ho trovato vignette con re Davide e me ne serviva una per introdurre il pensiero…